L’origine è sicuramente antica e deriva da lavorazioni di panettieri che partendo dai pani a bassa lievitazione, probabilmente già esistenti all’epoca dei Romani, hanno man mano utilizzato nuovi ingredienti: uova e burro con l’aggiunta, prima, di miele e poi di zucchero.
La preparazione inizia mescolando le uova col burro e lo zucchero; quando il tutto è ben spumoso si aggiungono gli altri ingredienti e, in ultimo, il lievito di birra; il tutto viene impastato e lasciato a lievitare per due ore. A questo punto, l’impasto viene suddiviso in parti: a ciascuna di esse si dà la forma di una sfera, che, poi, viene allargata in una spianata rotonda di diametro variabile (da 28 a 50 cm) e dello spessore di cm 1,5.
La spianata così ottenuta viene lasciata riposare da un’ora ad un’ora e mezza, poi, se ne rialza il bordo con le dita e si cosparge la focaccia di zucchero semolato, infine, sulla superficie del dolce vengono praticati dei fori, per evitare il formarsi di bolle. Alcuni panettieri formano sulla superficie della focaccia alcune decorazioni: le più comuni rappresentano una stella, un cuore, una colomba o un ferro di cavallo e vengono scelte a seconda delle occasioni.
Per la festività dell’Epifania, si usa mettere nell’impasto una fava come nella “fugassa ‘d la befana”. Concluse queste operazioni, la focaccia viene messa a cuocere in forno ad alta temperatura per far sì che lo zucchero caramelli, facendo, ovviamente, attenzione a non lasciarla bruciare.